Ogni tanto sogno
Ogni tanto sogno,
Di essere qualcosa
Di diverso.
Una gallina che razzola,
Un larice dalla dura scorza,
Il libeccio che soffia forte
Nelle mattine di primavera.
Il bramito di un cervo,
O una goccia di rugiada
Su una foglia tenera
di primavera.
La spessa brina invernale,
Sui campi arati da poco,
Il crepitio tremulo di un fuoco,
O nell’odore fugace di un croco.
Una radice, sì bitorzoluta e nodosa,
O la magnificenza di un testo in prosa.
Il battito d’ali di una farfalla,
O l’edera che si arrampica sui tronchi,
Il cinguettio di un passero,
Un indomito masso di ruvido granito.
Un ciclamino, lungo il sentiero,
O il sorriso di un cuore affranto.
E mentre penso
A questo eterno tramonto nostalgico
Così simile alla risacca del mare,
Così dolce ma pungente,
Così leggero ma profondo e struggente,
Penso a tutto quello a cui rinuncerei,
Se fossi legno, aria, sasso, vento, fuoco.
L’eternità di un momento,
Come l’intimità di due innamorati,
Somigliano alle foglie in autunno,
Che con la nostalgia dell’estate
Celebrano l’arrivo dell’inverno.
E ora, quando l’intimità nostra è svanita,
Cerco attimi di pace ma non li trovo,
E il freddo del tetro inverno,
Avvolge tiepido e rassicurante,
Il mio cuore ondivago.
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